Il maschio dell’ululone dal ventre giallo si gonfia di aria e, restando a galla in una pozza, modula il suo verso ripetitivo con il sacco golare, per richiamare le femmine. Nel periodo riproduttivo sviluppa una evidente callosità sul lato interno dell’avambraccio e su alcune dita anteriori e posteriori.
Luogo 2.
La differenza di dimensioni tra i due sessi nel rospo comune (Bufo bufo) è lampante durante la migrazione terrestre di andata verso il sito riproduttivo. Un maschio si può avvantaggiare nel cercare di fecondare le uova che la femmina emetterà in acqua abbracciando una femmina e facendosi trasportare da essa.
La Pozza della Forcella della Rua
Tra acqua e terraferma: gli anfibi di Sorisole
Nel Parco dei Colli vivono 11 specie di anfibi, un numero di tutto rispetto. Purtroppo non sempre le popolazioni di questi animali sono in salute, in linea con i preoccupanti dati a livello mondiale. Come risaputo la maggior parte degli anfibi ha bisogno di zone umide per la riproduzione. L’etimologia della parola “anfibio” significa infatti “dalla doppia vita” poiché tipicamente vivono la prima parte della propria esistenza come larve acquatiche e dopo una profonda metamorfosi conducono vita terrestre o semiacquatica. Nella fascia collinare del Comune di Sorisole gli anfibi maggiormente rappresentativi sono la salamandra pezzata, il rospo comune, la rana montana, il tritone crestato e l’ululone; ognuno ha esigenze ambientali proprie e caratteristiche uniche.
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La salamandra pezzata (Salamandra salamandra) e il rospo comune (Bufo bufo) hanno abitudini terrestri per certi versi simili: durante la maggior parte dell’anno abitano il sottobosco delle foreste di latifoglie e si spostano presso i siti riproduttivi tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. I rospi effettuano spostamenti anche considerevoli per raggiungere i bacini di acqua ferma o a lento scorrimento nei quali depongono le uova. Spesso durante la migrazione notturna i maschi, di dimensioni inferiori, sono già aggrappati alle proprie femmine nel cosiddetto “amplesso toracico”, pronti a garantirsi una progenie una volta giunti a mollo. La salamandra invece è un po’ più esigente dal punto di vista ambientale: partorisce i suoi piccoli già formati in ruscelli e buche solo a patto che abbiano acque fresche e ben ossigenate.
L’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) è un rospetto molto particolare, che depone le uova in stagni temporanei e pozze di abbeverata, preferendo quelli soleggiati. Nella fase riproduttiva rimane spesso a riva ed è pronto a tuffarsi in acqua in caso di pericolo, per poi restare a lungo in apnea sul fondo o a galla. Uno dei caratteri più singolari dell’ululone è la colorazione. A dispetto delle parti superiori, color oliva e particolarmente mimetiche sul fango, le parti inferiori hanno colori contrastati: fondo grigio-blu con ampie chiazze giallo-arancio bordate di nero. Si tratta di una strategia difensiva nel momento in cui a un predatore capitasse di rigirarlo sul dorso e che in parte l’ululone usa anche quando viene intimidito e messo alle strette, assumendo una posa rigida con il capo e le zampe sollevate da terra. L’avvertimento cromatico è detto segnale “aposematico” e si riferisce alla tossicità delle sue secrezioni, emesse da apposite ghiandole cutanee.
Il suo nome in italiano sembra quasi una presa in giro: i suoi “ululati” sono in realtà la ripetizione monotona di un brevissimo verso, flautato e dolce, ostinatamente ripetuto dal maschio per attirare le femmine nella sua pozzanghera. Quando però più maschi si uniscono in concerto sovrapponendo i propri vocalizzi, evento ormai più unico che raro considerando il loro declino numerico, allora si alza un unico canto collettivo, prolungato e penetrante.
Simone Ciocca
Cosa c’è sotto: le rocce intorno al Monte Lumbric
Uscendo dall’abitato, sempre più spesso appare “l’ossatura” del territorio sorisolese, costituita dalle rocce. Si tratta di rocce esclusivamente sedimentarie, formate cioè da sedimenti depositatisi sul fondo di un antico e scomparso mare.
Oltre l’ex trattoria del Pisgiù, è possibile osservare in affioramento, risalendo la strada, alcune rocce sottilmente stratificate di colore giallo ocra e rossastro. Si tratta di arenarie alternate a calcari a granulometria fine (calcilutiti), con intercalazioni di marne rosse. Queste rocce appartengono a una unità stratigrafica chiamata Peliti Rosse, che a sua volta appartiene a una formazione geologica più ampia, denominata “Unità Cenomaniane – Turoniane” (90-95 milioni di anni d’età), comprendente, oltre alle suddette Peliti Rosse, anche megastrati calcarei a struttura caotica (Banchi Caotici) e argilliti e marne grigio-nerastre (Peliti Nere). Con un po’ di attenzione è possibile osservare tutte queste tipologie di rocce lungo questo breve tratto di strada, fino alla Cappella del Pisgiù.
Alternanze di arenarie e calcilutiti, con intercalazioni di marne e argilliti rosse, appartenenti all’unità delle Peliti Rosse (Unità Cenomaniane-Turoniane) presso l’ex trattoria del Pisgiù.
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Secondo gli studi geologici, le “Unità Cenomaniane-Turoniane” si sono originate sul fondo di un mare profondo. Esse testimoniano il verificarsi di fenomeni di tipo torbiditico legati a episodi di franamento sottomarino lungo scarpate. I livelli di Peliti Nere, che si riscontrano all’interno della stessa unità litologica, testimoniano invece la presenza di profondi bacini asfittici all’interno dei quali i resti organici di animali morti (pesci, molluschi, crostacei o rettili) hanno subito un processo di decomposizione in ambiente anaerobico, cioè senza ossigeno, che ha arricchito di carbonio nerastro i sedimenti.
Lungo l’itinerario risulta piuttosto evidente l’assenza di rigagnoli o corsi d’acqua superficiali. Ciò è legato alla natura del substrato roccioso: si tratta infatti di rocce con un’elevata permeabilità secondaria, ovvero caratterizzate da intensa fratturazione e fitta stratificazione, sovente con giacitura subverticale degli strati. Tutto ciò facilita l’infiltrazione dell’acqua in profondità. Inoltre si tratta soprattutto di rocce carbonatiche, che a causa di processi di dissoluzione chimica presentano spesso cavità carsiche di varie dimensioni, poste a profondità variabili. Anche questo fenomeno favorisce l’infiltrazione di acqua nel sottosuolo.
Filippo Leopardi